domenica 20 giugno 2010

Lombardia

Castello di Zavattarello

(da http://www.castit.it/pagine/00home/castellodelmese/dalverme.html )

Il castello di Zavattarello, arroccato su un possente sperone di roccia arenarica a guardia delle valli dei torrenti Morcione e Tidone, fu protagonista di numerose vicende storiche e di importanti fatti d’arme.
Esso fu innalzato, probabilmente per volere del monastero milanese di S. Ambrogio, a difesa del territorio circostante. I primi documenti sul borgo di Zavattarellum risalgono al secolo X, quando l’imperatore Ottone I lo cedette in feudo al potente monastero di S. Colombano di Bobbio. Il borgo, lungamente conteso tra Bobbio e Piacenza, passò nel 1169 sotto il controllo di quest’ultima. Nel 1327 il feudo fu concesso dall’imperatore Lodovico il Bavaro al nobile di origini piacentine Manfredo Landi, responsabile della ricostruzione e dell’ampliamento del castello, conferendogli la struttura che è arrivata fino a noi.
Nel 1358 il castello fu sede di uno storico incontro promosso dal duca di Milano, Gian Galeazzo Visconti, tra le famiglie Landi e Beccaria, che sfociò nella Lega di Voghera contro Pavia, colpevole, tra le altre cose, di aver aiutato Giovanni di Monferrato a sottrarre ai Visconti alcuni possedimenti piemontesi, fra cui Asti.
Nel 1390 feudo e castello divennero proprietà a una potente famiglia di condottieri, i Dal Verme, che mantennero la proprietà quasi ininterrottamente fino al 1975, anno in cui la stessa famiglia lo cedette al Comune di Zavattarello.
Durante la guerra di Successione Austriaca, nel 1747, il castello fu seriamente danneggiato da un forte incendio appiccato dai soldati francesi e solo nel 1895 venne restaurato dal conte Carlo Dal Verme.
Ma le vicissitudini del castello non erano terminate: nel 1945, infatti, esso fu nuovamente danneggiato e saccheggiato dalle truppe tedesche. Dal 1987 il Castello è stato oggetto di una estesa opera di recupero da parte dell’amministrazione comunale.


venerdì 18 giugno 2010

Veneto

Castello del Catajo

Il castello del Catajo è senz'ombra di dubbio una delle rocche più affascinanti e suggestive del Veneto. Di origini antichissime, deve il suo interesse nel 1007 alla famiglia Obizzi, di origini borgognone, giunta in Italia a seguito dell'imperatore Arrigo II con il capostipite Obicio I e stabilitasi nella Repubblica di Venezia; l'attuale costruzione venne eretta in soli tre anni tra il 1570 e il 1578, probabilmente per volere di Pio Enea degli Obizzi, poggiando dell'ausilio dell'architetto Andrea da Valle. Il nome "catajo" deriverebbe probabilmente dal "cataj", sostantivo con cui veniva solitamente indicata la Cina in quel periodo.....ricordiamo come quest'ultima fosse stata da sempre considerata la punta di diamante delle rotte mercantili orientali, la maggior parte delle quali salpavano dalla celeberrima Venezia (non dimentichiamoci Marco Polo). Come ogni castello che si rispetti, anche quello del Catajo ha le sue storie e leggende, la principale delle quali commemora una pietra tutt'ora macchiata del sangue di Lucrezia degli Obizzi, barbaramente uccisa nel 1654 da un suo respinto spasimante; alcuni sostengono di veder sporgersi dalle finestre dell'antico maniero la figura di una dama vestita di un manto azzurro.



giovedì 17 giugno 2010

Emilia Romagna

Montebello

Il celeberrimo castello di Montebello, nei pressi di Torriana (Rimini), è divenuto famoso a livello internazionale per le numerose attività paranormali che padroneggiano quest'antico luogo. Il nome stesso del paese suggerisce la natura cruenta e sanguinosa del territorio, segnato da numerosi secoli di feroci battaglie (Montebello, infatti, deriva dal latino "mons"- monte- e "bellum"- guerra). Qualora dovessimo sostenere la teoria secondo cui un territorio, che ha vissuto importanti eventi storici (di qualunque tipo essi siano), fosse impregnato di ricordi ed emozioni tali da permettere ad alcune entità di riviverle, non ci meraviglieremmo, quindi, se Montebello rientri appieno nell'ambito di questa categoria. Probabilmente, una delle caratteristiche principali nonchè affascinanti di questo luogo è la concentrazione di attività soprannaturali all'interno del castello, che sovrasta imponente il paese.
Secondo antichissime fonti, venne fondato intorno alla seconda metà del X secolo, in un contesto storico e culturale che
vedeva l'intera penisola italiana (e non solo) costellata di feudi, atti a contrassegnare e proteggere determinati luoghi, sotto l'apparente giurisdizione di un unico sovrano. La dimensione pagana, ancorata ad antiche e primordiali tradizioni, e il fascino che da sempre ha comportato l'elemento esoterico stanno a giustificare uno degli eventi principali che hanno caratterizzato la storia della rocca: di ritorno dalla prima Crociata, ultimatasi nel 1099, l'allora signore del castello, appartenente alla famiglia dei Guidi, riportò in patria come bottino e segno di sfregio una particolare tavola islamica, di cui nessuno ne conosceva il vero significato simbolico, limitandola così a semplici ed ignoranti apprezzamenti decorativi. Per quanto riguarda la raffigurazione, essa risulta essere talmente sinistra e nauseante, da provocare ai visitatori strane sensazioni,anche prima che costoro vengano a sapere cosa li stia aspettando nella stanza seguente del loro percorso turistico. I colori predominanti di tale raffigurazione sono essenzialmente tre, ciascuno dei quali a sua volta finalizzato a conferire un'anima cromatica ad altrettanti elementi arcani: il verde dei pomi, il rosso sangue di un cielo stellato da astri dorati, l'oro del baldacchino collocato al centro del dipinto, acquistando così una valenza protagonistica. Ogniuno di questi elementi racchiude in sè esoterici e religiosi significati : principalmente i pomi sono considerati dalla cultura islamica (e, quindi, dal Corano) la tipologia di frutta più importante e, a suo tempo, negativa; essi, infatti, non si limitano solamente ad avere una valenza decorativa, ma vengono considerati i frutti del peccato (nella religione cristiana è la mela, in quella islamica, invece, è il melograno). Altra importante rappresentazione, oltre al cielo color sangue che poco ha da giustificare (infatti è sinonimo del tramonto, momento del giorno in cui venivano svolti solitamente riti sacrificali), è il baldacchino centrale che, secondo il Corano, è la principale sede simbolica dell'Eden islamico; su di esso vi è una donna gravida, elemento eretico e blasfemo dato che l'Islam vietava la rappresentazione specialmente di donne, considerate indegne di compiacersi di proprie raffigurazioni. Tutto sembrerebbe inspiegabilmente normale, se non che, osservando dettagliatamente le gambe della donna, si osserva come esse siano forzatamente serrate, chiuse, bloccate con un panno altrettanto di colorazione rossa.....il significato dietro a quest'immagine è delle più terribili: era usanza, infatti, in alcune tribù arabe, qualora si superasse il limite demografico consentito dal clan, di impedire alle donne gravide di partorire la futura causa di irrisolvibili problemi socio-economici.....il tutto si svolgeva su di un'ara sacrificale in cui la vittima, alla quale venivano stretti gli arti inferiori, era impossibilitata a partorire e, conseguentemente, costretta alla morte dato che, al momento del parto, non avendo il feto alcuna via d'uscita, lacerava il grembo della madre tra atroci ed indicibili sofferenze, morendo lui e la sua procreatrice.
Questa vicenda sembrerebbe bastare per dare un'idea dell'atmosfera che si può percepire all'interno del castello; di certo, però, la storia che più ha colpito e colpisce tutt'ora i visitatori e non solo è la vicenda di Azzurrina e del suo spirito.
Guendalina Malatesta (questo era il suo vero nome) era la figlia del signorotto locale, tale Ugolinuccio Malatesta, podestà di Montebello. Guendalina, però, fin dalla sua nascita fu irrimediabilmente segnata da un destino
crudele e beffardo. Natura volle che nascesse albina, ovvero con una carnagione molto chiara e dei capelli tendenti al platino.....tutti i presupposti per essere dunque additata come "figlia del demonio". La madre, onde evitare delle ripercussioni tanto sulla figlia quanto su una ricaduta dell'immagine e del prestigio politici del marito, le tinse i capelli di un miscuglio vegetale, tale da conferir loro una colorazione azzurra.....di cui il soprannome di Azzurrina.
Nel giorno del solstizio d'estate 21 giugno del 1375, un giorno magico poichè considerato il giorno più lungo dell'anno, Ugolinuccio, in testa al proprio esercito, dovette fronteggiarsi con i ribelli vicini, costretto quindi a lasciare Azzurrina sotto la protezione di due guardie. La bambina, mentre fuori stava scoppiando un temporale, si mise a giocare con la sua palla di pezza per i corridoi del castello....ad un tratto la palla incomincia a ruzzolare per le scale che conducono alla ghiacciaia.....Azzurrina scende nel buio per riprendersela......cerca di afferrarla ma si sente un grido, percepito solo dagli unici presenti nel castello, le due guardie......accorrono per vedere cosa sia successo ma, della bambina, da quel momento lì, non si sa più nulla, poichè scompare senza lasciare traccia. Ricorrenza vuole che, nei giorni del solstizio d'estate degli anni che terminano per 0 e per 5 (tranne un'inspiegabile eccezione che fu nel 2003) all'interno della rocca, attraverso sofisticate apparecchiature finalizzate alla registrazione in ultrasuoni, sono udibili dei fraseggi e dei lamenti principalmente di Azzurrina......ma non solo......










Bardi

L'Italia, come ben si sa, è uno dei Paesi con più frequenti manifestazioni e apparizioni paranormali; numerosi luoghi vantano tradizioni e storie ricche di elementi soprannaturali, la maggior parte delle quali, però, vengono consapevolmente sentite come leggende, data la loro evidente natura folkloristica.
Alcuni luoghi, però, sono degni di essere oggetto di studi di prestigiosi ricercatori nel campo metafisico, poichè hanno concesso "umilmente" dei reperti audio-visivi che non potranno mai essere superati per importanza e originalità. Diversi sono, appunto, i posti da prendere in seria considerazione, ma sicuramente uno dei castelli più degni di nota risulta essere la rocca di Bardi, in provincia di Parma. Attravero antichissimi documenti, è possibile attestare la prima e più remota fondazione del castello intorno all'anno 898. Ciò permette di tenere in considerazione l'idea di come la lunga esistenza del maniero abbia "favorito" il succedersi di eventi importanti, tragici o meno che siano; a sostegno di questa riflessione è la consapevolezza di come Bardi si trovi in uno dei luoghi più strategici in assoluto dell"Emilia Romagna. La storia che meglio rende importante questo posto si colloca in un periodo tra XV e XVI secolo: i protagonisti principali sono Moroello e Soleste.
Moroello era un cavaliere facente parte della guarnigione del castello, di cui si era perdutamente innamorata la nobile Soleste. Come si sa, il loro amore era inevitabilmente occultato, a causa dell'inaccettabile differenza sociale. Nel pieno di un periodo di sanguinose battaglie, Moroello dovette partire per combattere contro i nemici limitrofi, a protezione del castello e del feudo cui apparteneva...la guerra fu molto lunga e faticosa, ma alla fine Moroello riuscì ad avere la meglio.
In segno di vittoria e di sfregio nei confronti del nemico, il cavaliere fece ritorno alla rocca indossandone le vesti e le insegne; Soleste, aspettando ansiosamente il ritorno del suo amato, vide in lontananza il segno di riconoscimento dei nemici, constatando così la morte di Moroello....accecata dal rimorso e dalla disperazione, si buttò dalla torre più alta del castello. Moroello, appena rientrato, appresa la tragica notizia, decise di seguire la donna con cui avrebbe voluto passare insieme l'eternità, gettandosi anch'egli dalla torre.
Intorno alla fine degli anni Novanta, precisamente nel 1999, durante una visita guidata, due medium si soffermarono nei pressi di una piccola rampa di scale conducibile all'antica prigione, sostenendo di "....sentire qualcosa che non andava....". In quel punto esatto vennero scattate delle foto, in una delle quali, attraverso dei rilevamenti termici, si può benissimo riscontrare l'immagine di un cavaliere dai capelli lunghi e con la folta barba, con, sul braccio sinistro (l'unico evidente nella fotografia), una "macchia termica" di differente colorazione, quasi a far supporre la presenza di una ferita.....che si tratti del fantasma di Moroello ?